Hogwarts: Il Paiolo Magico - {Harry Potter GDR}

Mr Writer, why don't you tell it like it is? Why don't you tell it like it really is?!

Role privata per Fed Declann

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    La bellezza è raramente dolce o consolatoria. Quasi l'opposto. La vera bellezza è sempre un po' inquietante.

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    Sempre troppo bello per essere vero, mai troppo brutto per essere falso

    Non è un mistero che l’anno del G.u.f.o. sia da suicidio, ma comunque chi se l’aspettava d’aver una successione di così tante giornate di merda? Tutte, inevitabilmente, orribili. Ancora conservavo la forza di volontà d’arrivare alla fine del percorso, tuttavia, ritagliarsi del tempo per le persone che volevo frequentare sembra quasi un miraggio. Ieri mi sono addormentato sulla scrivania della Comune ed è stata Lea a svegliarmi. L’ha fatto con voce gentile, senza un velato rimprovero e mi ha guardato con quello sguardo suo, tipico, che sapeva d’autorità mentre mi convinceva ad andare a dormire.

    Così oggi ho deciso di dedicarmi ad altro, non ai soliti ripassi, alle solite menate di rune e dominii da memorizzare o ingredienti da sciorinare. Affanculo. Ho preso libri nuovi in biblioteca e ho scoperto che a breve -così si dice- ne arriverà uno interessante di libro, “Artigli d’Orchidea”. Vedremo se questa scuola che si fregia d’essere una delle migliori su suolo magico, riuscirà a tenersi al passo o meno con gli acquisti dei testi narrativi. A volte, per inciso, mi sembra di essere in balia di professori rimbambiti e idioti, o totalmente disumani, difficilmente in grado di prendersi cura di una classe, figuriamoci di curarsi della freschezza dei testi non scolastici presenti. Che cazzo ne sanno loro, poi, del fatto che i babbani non manchino affatto di fantasia o creatività? Sempre chiusi fra queste mura, oramai, non sanno manco che i libri esistono in edizioni tascabili
    La magia, più potente, spesso, è racchiusa proprio nelle parole prima che negli incanti e davvero servirebbe d'ampliare un po' queste collezioni vetuste, il che mi porta al perché io sia qui ora a comprimere i miei impegni, lo studio senza lituo, il mio tempo libero, la patente di cavaliere nonchè gli allenamenti di Quidditch, per lei.

    M’è bastata una punizione qualsiasi per farmi arruolare -per una volta e una soltanto, sia chiaro- fra le fila dei giornalisti. Ho guardato la bacheca degli articoli da redigere e mi sono appropriato di quel post-it con su scritto “intervista alle coppie del ballo”. Un sorriso, occhi dolci, e questa incombenza è stata mia. A dire il vero sì, c’è stato qualche mormorio lamentoso, ma m’è bastato avvicinarmi al mio interlocutore e sibilare col sorriso sul volto poche semplici parole per levarmelo di torno. «Se hai voglia di fare qualcosa di interessante, posso sempre portarti su, in cima, fino alla Torre di Corvonero, farti vedere il panorama» e batto le mani con fare euforico «e lanciarti giù come fossi uno scoiattolo. Non rompere le palle». Sono seguiti solo silenzio e rassegnazione.

    Avvicinandomi al tavolo Grifondoro, dove è chiaro io sia un'intruso, mi sento particolarmente sicuro di me probabilmente perché so che vedrò Declann! Fa sempre bene vedere una faccia amica, no? Questa intervista sarà anche un’ottima occasione per conoscerla meglio! A proposito, non ho ancora letto le domande del plico. Ho ancora qualche minuto, sì, per sfogliare il blocco e leggiucchiare, prima che lei arrivi come da accordi. Ho anche portato quella lettera che le avevo promesso. Cosa mai potrebbe andare stor…to?

    Terrore, paura e pessimismo mi divorano senza un vero motivo. Le mani mi tremano e penso senza vergogna che forse gli esami non siano la cosa peggiore che mi potesse capitare, mentre tremolante chiudo il blocco e l’aspetto. Nella divisa Corvonero ho sicuramente un'espressione a metà fra lo stralunato e il confuso, lo sguardo perso nel vuoto di chi cerca di deglutire ma ha dimenticato come si fa. Che imbarazzo!
    Aspetto. E i minuti sembrano ore. Ti prego dammi buca, Declann! e Eccallà.
    «Cia... cia... Cialve!»


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    TheFedIvan

    Edited by Alk@line - 14/5/2023, 23:04
     
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    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
    È sangue di drago

    Quel giorno mangiavo da sola, spezzettavo in tanti piccoli frammenti infinitesimali un biscotto per poi mangiarne le briciole per accompagnare il tempo che passava. Ero stranamente nervosa, non sapevo ancora per quale motivo, all'idea di essere intervistata. Ma non solo per il "perché" dovevo essere intervistata, ma anche il "da chi". Effettivamente, quando avevo saputo da Lukas che era stato intervistato per qualcosa che riguardava il ballo di San Valentino, non avevo rapidamente pensato al fatto che, probabilmente, sarebbe toccato pure a me. L'informazione, come tante altre, era passata in sordina nella mia mente, accantonandosi tra un ricordo e l'altro di punizioni di compagni di classe, compiti per non essere bocciata nuovamente e tante cose di vario genere.
    Quando, però, sentii la sua voce alzai la testa di scatto. Avevo i capelli neri, la prima volta che ci siamo incontrati e adesso avevamo entrambi i capelli biondi: una cosa in comune, pensai, gli occhi fissi su di lui che mi salutava con l'imbarazzo che non mi aspettavo mai d'avere da un mezzo-veela. Arrossii, lo sentivo perché percepivo ancora più freddo sulle guance e la punta del naso del solito (a causa della mia temperatura elevata) e mostrai un sorriso che non sapevo controllare. Sghembo e imbarazzato.
    Era il mio momento, magari avrei dovuto aspettarmelo o, forse, mi avrebbe chiesto di ballare in mezzo alla sala come i due scemi che eravamo stati quella stessa sera in cui ci eravamo incontrati per la prima volta, tra schiaffi e schiamazzi. "Ehi, Erick... Cialve a te!" La voce troppo acuta di chi non si aspettava di dover parlare così presto.

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    Sempre troppo bello per essere vero, mai troppo brutto per essere falso

    Al mio caos interiore, nel tempo, mi sono anche abituato. È a Declann e all’effetto che mi fa, che ho paura d’abituarmi; per un istante s’è scatenato un tornado dentro di me, i pensieri si sono rincorsi vorticando fra loro, distruggendo idee che collassano una sull’altra e poi, d’improvviso, la pace. Quella sensazione rassicurante che tutto andrà bene, che in qualche modo possiamo superare ogni cosa e che io possa tenere tutto sotto controllo è qualcosa di speciale. Nasce solo con lei. Ha occhi grandi, verdi, bellissimi. Per occhi così una ragazzo può trasformarsi in un imbecille totale.
    Quando lo capisco ho una stretta al cuore più o meno; tempo fa -più o meno a metà anno- Diaspro mi aveva chiesto che avevo fatto a quel ballo con Declann e con noncuranza le avevo risposto “niente, abbiamo solo ballato”, ma adesso quel niente mi sembra qualcosa di delicato da proteggere.

    Ha alzato la testa, di scatto, come se in qualche modo avessi interrotto qualcosa. Anche così è carina, col sorriso storto, con le guance rosse e la voce un po’ acuta. «Ti va di sederti un po’? Se mi dici che hai fretta, posso anche solo farti le domande.» la voce è dolce, controllata, quasi volessi creare un clima intimo, una rassicurante cantilena di parole « ma mi piacerebbe approfittare di questa occasione anche per sapere come stai. Come te la passi?»


    Sarà poi perché quel suo incantesimo innato funziona che mi sento quasi rapito dalla sua presenza. Le mani si tuffano nei miei capelli ordinati, scompigliandoli, nullificando quella pettinatura da vampiro che avevo scelto chissà perché. Con due parole lei era entrata sottopelle, proprio come quei tatuaggi alchemici che mi si erano incisi sulle spalle. Un po’ questa cosa mi inquietava. Qualcosa del genere, se solo lo desidera, può impossessarsi di ogni parte di te.
    Per noi ragazzi è una cosa allucinante! Ti stai godendo una giornata normale, una cosa da fare come tante e all’improvviso il tuo autocontrollo collassa, mischi le parole, e il tuo cervello funziona come Cape Canaveral solo che il tipo addetto al countdown è pazzo. T-10, -9, -8, hai una stronzata da dichiarare? Un “Cialve”? Vada vada!
    «Con l’intervista, ti aiuto … le domande che non ti piacciono le saltiamo» e all’improvviso per farcela con la testa devi pensare a cose orribili, tipo, la Castel docente di quella materia che ti serve per il tuo piani di studi. T- 20. E questo signori, è un momento pericolosissimo, quello dove pensi di essere al sicuro.
    «Ho portato quella lettera che ti avevo promesso»

    ♫Siam Lelly Kelly, le tue scarpine oh yeah, siam Lelly Kelly le più carine oh yeah. ♫


    E in tutto questo chissà il mio cervello da che parte sta?!
    Non dalla mia, è chiaro.

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    Mi hai rotto il pg, ci sei riuscita come? *prende appunti*
     
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    È strano il sangue di drago
    Lei prende fuoco se lui apre bocca e le dice "Ti amo"
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    Per un attimo mi dimenticai di dover fare un'intervista. Avevo perso troppo tempo a cogliere il confine del collo del corvonero che la sua voce era diventata un'ombra nel vuoto: non capivo bene che quello fosse l'innato effetto dei mezzi-veela, ma avrei dovuto capirlo dato che il professor Bresc faceva spesso lo stesso effetto.
    Ora, tornando al presente, al qui e ora, mi spostai di lato per permettere a Erick di sedersi accanto a me, al mio tavolo, al tavolo dei Grifondoro. Una macchietta blu in un mare rosso che avrebbe potuto tingere tutto di un viola stupendo.
    Metafore cromatiche a parte, la mia mano poggia sullo spazio della panca dedicato alla sua seduta, sorrido piano dicendo: "ti siedi qui o vuoi andare da un'altra parte?" Quale altra parte? Più appartata? Più lontana da sguardi indiscreti? Non lo sapevo, anche perché la mia posizione, con le gambe ben piantate sotto il tavolo dei Grifondoro, lasciava presagire che no, non avevo molta voglia di alzarmi-
    Poi, d'un tratto, lui iniziò a parlare e io mi feci cauta e silenziosa, un sorriso accondiscendente e tanti, troppi, pensieri che vorticano nella testa.
    "No, non credo che ci saranno domande che non mi piacciono..." tentennai, debolmente, curiosa di sapere cosa avrei dovuto vivere nei prossimi venti o trenta minuti. "Però, magari... potresti non mettere il mio nome. Che ne pensi?"

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